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"Meditate che questo è stato" (Primo Levi)

Visitare il primo campo di concentramento a Monaco di Baviera è stata un'esperienza toccante, che invita a riflettere sulla crudeltà umana.

20.01.2023 | Viaggio di istruzione, Storia, Memoria, Shoah

Melissa Mauri

La classe 5 C ha partecipato ad un viaggio di istruzione dal 7 al 10 novembre. Tra le tappe, il campo di concentramento di Dachau, a Monaco di Baviera.
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Il 7 di novembre 2022, la classe 5^ C, accompagnata dalle insegnanti Brigatti e Lombardo, è partita per un viaggio di istruzione a Monaco di Baviera. Tra visite molto interessanti e esperienze coinvolgenti, per me la più toccante è stata quella al campo di concentramento di Dachau.

Forse perché nei film siamo stati abituati a vedere Auschwitz, o forse perché io avevo già visitato il lager polacco, sapevo cosa aspettarmi; tuttavia, sono rimasta sorpresa nel sapere che il campo di concentramento di Dachau sia stato il modello d’ispirazione per la costruzione degli altri; inoltre, le sue dimensioni sono davvero enormi.

In particolare, mi ha colpita la zona delle camere a gas e la suddivisione tra gli spogliatoi, le “docce” e i forni crematori, che erano separati da tutto il resto, per sottolineare - ammesso che fosse necessario - che, una volta arrivati lì, il destino era compiuto. Ancor più mi hanno impressionato i dettagli, quali divieto imposto agli ebrei di cantare alla morte dei compagni di sventura, perché costoro non erano considerate meritevoli di essere ricordati.

Le foto esposte all’interno della mostra, inoltre, hanno lasciato il segno: trovarsi faccia a faccia con immagini nitide, che testimoniano senza i filtri della narrazione le brutalità dell’uomo, è stato impressionante. Si vedevano corpi ammassati uno sopra l’altro, gettati in una fossa comune, scheletrici, nudi ed inermi.

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Forte impressione hanno prodotto anche le notizie intorno ai numerosi esperimenti effettuati sul corpo di coloro che erano affetti da patologie, come se rappresentassero il “difetto” della società che andava, in qualche modo, corretto. E ancora, l’esperienza di Riccardo Goruppi, ebreo italiano internato all’età di soli diciassette anni, che raccontava come fosse semplice essere aggrediti dalle SS, come tutti perdessero le proprie famiglie, come tutti fossero costretti alla fame, poiché un pezzo di pane doveva essere diviso per sedici persone. Goruppi ha raccontato come questi ricordi abbiano continuato a vivere tragicamente in lui, che per molti anni non è riuscito a raccontare, così come è successo a tanti altri, tra i quali la senatrice Liliana Segre. Il suo racconto è quello di un uomo privato del suo essere, che ha affermato di aver pensato, a un certo punto della sua esperienza, di non valere più nulla.

Le immagini e le testimonianze della mostra permanente allestita a Dachau sono importanti per stabilire che cosa sia successo in quel luogo, poiché il campo di concentramento, al momento della visita, era pressochè vuoto, quindi sembrava tutto molto distante. Ma dalle fotografie, invece, si vede un luogo pieno di gente, viva o morta che fosse, ma tutta ammassata. Caos, disperazione, angoscia traspaiono in molteplici, terribili scatti immagini.

Per concludere, ritengo che, nonostante la visita al lager sia un’esperienza forte, recarsi a Dachau rende consapevoli di ciò che è stato e di ciò che non deve più accadere.

Bunker, Campo di concentramento di Dachau (foto di Matteo Corbetta)
Urna contenente le ceneri del detenuto ignoto, posta di fronte ad un muro con un monito scritto in cinque lingue: "Mai più". (Foto di Sara Galbusera)