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Intervista a Michele Erba

26.02.2024 | Impresa, Scuola e impresa

Claudio Contento

Michele Erba

Michele Erba

Quando e da cosa nasce l’idea di una serie di convention SCUOLA-IMPRESA? Quale obiettivo ci si pone?
L’idea nasce da due constatazioni:
  a) Abbracciando questo nuovo percorso da insegnante, arrivando dal mondo dell’impresa, ho avuto l'impressione che queste due realtà non dialoghino tra di loro. L’impresa osserva le persone da un’altra traiettoria, finalizzata al mondo del lavoro, non cura la loro crescita umana e personale, come invece fa la scuola: per questo è necessario integrare queste due dimensioni.
  b) Dal punto di vista dei ragazzi, non c’è più una ”cultura del lavoro” trasmessa dall’ambiente; per questo, i giovani non percepiscono l’impresa come un’occasione di realizzazione personale e professionale. Insomma, il lavoro viene inteso solo come “fatica”, e non si presta attenzione alla “bellezza” che può rivelare.
Quindi, i due obiettivi principali sono creare un ponte tra scuola e impresa e sviluppare questa “cultura del lavoro”. Certo, invitare delle figure di spicco del mondo imprenditoriale a scuola, per portare la loro esperienza ai ragazzi, è importante, ma non basta; anzi a volte è poco efficace. Allora ho pensato che potesse essere preziosa l’opportunità di portare gli insegnanti nelle aziende, per interfacciarsi con un altro mondo. Dal confronto, può nascere una consapevolezza maggiore negli insegnanti rispetto all'impresa che può generare frutti importanti tra i banchi della scuola.

Quali sono stati i feedback ricevuti da impresa e mondo scuola?
I feedback sono stati molto positivi, soprattutto per l’attività dei “tavoli di discussione”, con partecipanti appartenenti a realtà diverse (scuola e impresa). In condizioni di parità e libertà, tutti hanno potuto raccontare, da punti di osservazione diversi, aspetti ricorrenti della vita, sia della scuola, che dell’impresa. Questo è stato stimolante per manager e insegnanti. I temi scelti sono trasversali ai due mondi: la valutazione, il successo e il fallimento, la gestione del conflitto, la leadership, il senso del lavoro…

Si prevedono altri appuntamenti futuri?
Sì, probabilmente in primavera. Si è già proposta un'importante azienda del nostro territorio. L’idea è quella di coinvolgere anche insegnanti di altre scuole, per creare una rete sempre più ampia.

Parliamo un po’ di te: cosa ti ha spinto a scegliere la professione dell’insegnante?
Io sono sempre stato un manager e ho sempre fatto impresa. Ad un certo punto della mia vita, finita un’esperienza lavorativa deludente rispetto alle mie aspettative, mi sono posto delle domande e ho pensato di cambiare contesto. L’insegnamento era un antico desiderio e, dopo un confronto in famiglia, ho cercato di capire quali discipline potessi insegnare da ingegnere, perciò ho deciso di conseguire i CFU per matematica. Poi è arrivata la chiamata del Liceo Parini. Dal momento in cui ho messo piede in classe, una terza del liceo linguistico, ho capito di aver fatto la scelta giusta.

Sei preside da un po’ di anni: quali competenze ulteriori hai sviluppato in questo ruolo? Possiamo dire che la formazione di una persona è sempre in divenire?
La cosa bella che ho scoperto nel fare l’insegnante, prima ancora che il preside, è che potevo valorizzare le competenze pregresse: tutto è tornato in qualche modo utile. Sono convinto, infatti, che non si finisca mai di imparare: per questo, ho sempre cercato di mantenere vivi l’interesse e la curiosità. Per la mia esperienza da dirigente scolastico, devo dire che alcune competenze gestionali, organizzative, manageriali maturate nel mondo dell’impresa, mi sono servite molto.

Qual è il consiglio che ti senti di dare a uno studente ormai prossimo alla Maturità e che deve fare i conti con la scelta del proprio futuro?
I “fattori” di quello che un ragazzo è, li ha già dentro di sé. È fondamentale che attinga dalle persone che gli vogliono bene prima di decidere (professori, famiglia …), ma alla fine la scelta è personale. Sbagliare dietro consiglio di un altro è molto più frustrante. Se si sbaglia una scelta personale, invece, si cambia strada, forti di un’esperienza che ci ha arricchito. Noi insegnanti dobbiamo rispettare la libertà dei nostri studenti e accompagnarli, per quello che possiamo, in una scelta serena e consapevole. Come educatori (insegnanti e genitori) dobbiamo scommettere sulla loro intelligenza e dare loro fiducia.