LA DURA PROVA DEL RING, PALESTRA DI VITA

Intervista a Gabriele Nasufi, giovane pugile e studente del Viganò

Protagonista di questa intervista è uno studente della 2L (Grafica e Comunicazione), Gabriel Nasufi, che ha partecipato a un campionato di boxe in Albania, sport a cui è molto legato, lui che sogna un futuro da atleta professionista.
È stato bello e interessante, per il sottoscritto, intervistare un ragazzo che ha quasi la mia stessa età e che coltiva questa ambizione.

Da quanto tempo pratichi la boxe?
«Da quando sono piccolo: a 9 anni ho cominciato e tre anni fa ho iniziato con gli incontri.»

Cosa ti ha spinto a iniziare la boxe?
«Mi ha ispirato mio padre, che lo praticava quando era giovane. Anche i miei fratelli maggiori si sono cimentati con la boxe e, guardandoli, mi sono convinto a percorrere la stessa strada.»

Come ti sei sentito la prima volta che sei salito sul ring?
«La prima volta che sono salito ero molto emozionato e mi chiedevo cosa ci facessi in quel posto, ma poi, dopo i primi istanti, mi sentivo a mio agio e non ci ho più pensato.»

Hai avuto un allenatore che ti ha accompagnato?
«Mio padre, che mi allena ancora oggi, e nella palestra di Madone, dove sono iscritto, ho un coach, quindi diciamo che ne ho due.»

Pensi di rendere questa carriera nella boxe un lavoro vero e proprio?
«Sarebbe un mio obiettivo, sì.»

Hai mai subìto una sconfitta, che non sei riuscito a superare?
«Ho subìto due sconfitte che mi hanno insegnato tantissimo… ovviamente ti rattrista un po’ perché perdere non è mai bello, ma queste delusioni mi hanno insegnato tanto, perché dagli errori ho potuto migliorare negli incontri successivi.»

Che consiglio daresti a un ragazzo che vuole iniziare a praticare la boxe?
«Se decidi di iniziare a far boxe devi capire che ci sono due modi di approcciarsi, per divertimento e passione o per difesa personale: da questo punto di vista, può aiutare molto. Certo, se poi una persona vuole diventare un atleta professionista, deve essere consapevole che bisogna soffrire un po’, deve essere pronta a fare tanti sacrifici e ad impegnarsi.»

C’è un insegnamento prezioso che ha imparato salendo sul ring?
«Prima di un incontro le emozioni mi rendono agitato quando invece bisogna essere “tosti” per affrontare l’avversario.
Il rischio è di avere un approccio poco deciso, “molle”, e nel corpo a corpo con l’avversario si
cade, questo gli arbitri lo vedono.
Con questo ho imparato che devo essere forte, devo spingere io, devo essere sempre io al centro del ring, muovermi e avere fiato e grinta, altrimenti l’avversario acquista sicurezza e si rischia di essere penalizzati ai punti, se non vai al tappeto. Questo non deve accadere»

Sul ring, come nella vita. E se succede, bisogna essere pronti a rialzarsi. Buona fortuna, Gabriele.

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