Una performance toccante quella dell’attrice Bintou Ouattara per denunciare il dolore e il disagio di chi emigra alla ricerca di «una nuova possibilità»

Dannatamente libero: il prezzo della diversità

Lunedì 3 febbraio gli alunni delle classi 2L, 3B, 3C e 3H hanno assistito nell’Aula Magna P. Borsellino allo spettacolo teatrale “Dannatamente Libero” prodotto dalla compagnia teatrale Piccoli Idilli, con l’interprete protagonista l’attrice Bintou Ouattara. Lo spettacolo, nato per il festival Mittelfest 2020, esplora la condizione del nero nella società odierna, con l’obiettivo di stimolare una riflessione sul tema del razzismo in Italia. La drammaturga Sonia Antinori, partendo dalle testimonianze di alcuni migranti ed immigrati, ha sviluppato una testo poetico, estremamente evocativo e ricco di metafore, analogie, contraddizioni, immagini, suoni, colori e gesti, in grado di travolgere e segnare il pubblico.

Come è nato lo spettacolo?

Filippo Ughi (regista) – «Durante il movimento americano Black Lives Matter che si era ormai diffuso anche in diversi paesi europei, Haris Pašović, direttore del Mittelfest a Udine del 2020, ci ha chiesto di fare una riflessione teatrale che evidenziasse il tema del razzismo anche in Italia, la quale sembrava quasi estranea al fenomeno. In collaborazione con Sonia Antinori, una drammaturga con cui siamo soliti lavorare, ha scritto il testo dello spettacolo, l’intento era utilizzare un linguaggio diverso che non replicasse quella che può essere un’inchiesta televisiva o un laboratorio sul razzismo, ma che comunicasse attraverso metafore, immagini e suoni.»

A cosa è dovuta la scelta di usare un linguaggio meno efficace, col rischio di non essere capito da tutti?

Filippo Ughi (regista) – «Non avevamo un messaggio preciso da comunicare, noi avevamo delle domande da porre, delle suggestioni da dare; ad esempio, sappiamo benissimo che il deserto non è fatto dalle ossa di umani (dal testo: “e se mai andrai nel deserto, inginocchiati e prega perché è fatto delle ossa dei miei fratelli e il vento che lo muove è il loro unico ristoro”), ma avevamo bisogno di dirlo per far riflettere.»

Bintou Ouattara – «Si dice che quelli che muoiono nel mare siano meno di quelli che muoiono nel deserto, questo perché la tortura inizia proprio lì, nel deserto, mentre il mare è solo l’ultima tappa del viaggio; infatti noi volevamo andare oltre ciò che viene generalmente visto, testimoniando tutta la sofferenza ancor prima di arrivare al mare.»

Cosa si prova a recitare uno spettacolo del genere?

Bintou Ouattara – «Innanzitutto ho avuto difficoltà con la lingua, poiché non solo l’italiano non è la mia prima lingua, ma soprattutto perché io sono abituata a parlare in modo più semplice e diretto. Nell’interpretazione invece, da attrice a volte devo nascondere le mie emozioni personali e mantenere una distanza dal testo. Nonostante ciò questo testo mi ha fatto provare diverse emozioni, come disagio, rabbia, malinconia, e mi sono chiesta: alla fine, con tutta la sofferenza del viaggio, ne vale la pena? Io non ho vissuto queste situazioni, e per questo mi ritengo fortunata ed in dovere di dare la voce a quelle persone che non ne hanno la possibilità, che vengono annullate, trattate come incapaci nel sapersi raccontare, come se non esistessero realmente.»

Perché ti sei trasferita in Italia? Come vivi, da lontano, le situazioni difficili che continuano a succedere del tuo paese?

Bintou Ouattara – «Io mi ritengo fortunata, perché non ho mai sentito la necessità di andarmene dal mio paese. Io sono arrivata in Italia per lavoro e per il matrimonio, ma già in Burkina Faso facevo questo lavoro, e stavo così bene che non avrei mai pensato di fare questo viaggio anche se mi si fosse presentata la possibilità, perché per come stavo vivendo, il mio successo non era l’Europa, l’avevo già raggiunto lì, diversamente da altre persone, che hanno subito guerre e torture, e intraprendono questo viaggio verso l’Europa, senza neanche la certezza di arrivarci, perché per loro quella è la via più semplice per trovare il proprio riscatto».

Autore

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *