Piazza Fontana: la memoria di una tragedia

La strage, avvenuta il 12 dicembre 1969, è stata ricordata nel corso di un incontro che ha coinvolto le classi quinte dell’Istituto.

Il 30 novembre gli alunni delle classi quinte si sono riuniti in Aula Magna per incontrare Paolo Silva, figlio di una delle vittime della strage. Un incontro molto toccante, che ha emozionato e commosso tutti, studenti e professori.  Il 12 dicembre 1969, in una giornata come tante altre, alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano, sita in piazza Fontana, verso le 16.30, l’esplosione di una bomba causò la morte di 17 persone e 86 feriti.

In seguito alla testimonianza portata dal sig. Paolo Silva, figlio di Carlo, una delle vittime, è stata data l’opportunità di fare delle domande. 

> Che somiglianze trova tra l’Italia di fine anni Sessanta e l’Italia di oggi?

“Allora c’era una ricerca continua di miglioramento, mentre oggi vedo un grosso appiattimento. Proprio per questo vi ho spronati a reagire e a non lasciarvi sottomettere.”

> La strage di Piazza Fontana fu compiuta da estremisti di estrema destra. Che cosa ne pensa dei movimenti neofascisti che manifestano alla luce del sole? 

“Io posso credere che qualcuno abbia un’idea diversa, ma non che la esprima con la violenza e con i gesti che sono contro la legge. 
E’ lecito manifestare nel nostro Paese, ma trovo estremamente sbagliato, per esempio, l’utilizzo dei manganelli contro gli studenti che scendono in piazza per il loro diritto all’istruzione: è un errore gravissimo, che un po’ mi ricorda gli anni del ‘68, e questo lo trovo indegno. 
Perché uno che espone le sue idee pacificamente, camminando in un corteo, esercita un diritto e non deve essere percosso.  
Poi ci sono i cosiddetti black bloc, che guarda caso si infiltrano sempre, e spaccano vetri, bruciano macchine, e questo è assolutamente negativo.”

> Perché è importante che gli studenti sappiano della strage di Piazza Fontana? 

“Perché è una delle pagine del nostro Paese che vanno conosciute, soprattutto da voi giovani, perché dovete essere pronti ad approfondire la vostra conoscenza. Come ho detto, è proprio grazie alla memoria che errori e orrori di questo tipo potranno essere evitati.”

> Sappiamo che state realizzando un documentario sulla strage, ce ne parli.

“Stiamo organizzando, insieme ad un gruppo di volontari e ad altre associazioni, una raccolta di testimonianze da parte di chi c’era allora, per capire cosa hanno provato e cosa è cambiato in queste persone. Questa è un progetto molto bello e importante. Inoltre, insieme a una band di Milano, siamo andati a Radio Popolare per presentare delle canzoni molto tristi, ma anche molto profonde, scritte dai cantori di strada dopo la strage, che sono state riscoperte qualche anno fa da un giornalista.
L’obiettivo è diffondere il messaggio anche tramite la musica.”

> All’interno della sua testimonianza, qual è la parte più difficile da raccontare

“La parte più difficile è senz’altro quando ho dovuto riconoscere mio padre: quel momento non lo dimenticherò mai. 
In generale, tutto quello che racconto agli studenti che incontro è difficile, ma è la pura e semplice verità, non voglio strumentalizzazioni di nessun tipo. Vi posso garantire che la prima volta che ho rilasciato un’ intervista o sono intervenuto ad una conferenza, è stato drammatico per me. Io spero sempre che il messaggio arrivi forte e chiaro.”

In seguito all’incontro, alcuni studenti hanno voluto mettere nero su bianco le loro riflessioni, tra costoro Davide Villa, studente della 5 C. 

“Paolo Silva ha adottato uno stile differente dai relatori ai quali siamo abituati: niente parole ricercate, né testo preimpostato, ma libero sfogo alle emozioni. 

L’effetto finale è stato meraviglioso perché Silva è riuscito ad entrare nel cuore degli studenti, arrivando ad un punto in cui sono stati i ragazzi stessi a voler sapere come la vicenda si è evoluta, un po’ come se fosse un film, con la differenza che, purtroppo, quanto narrato è tutto vero. 

Di questo incontro ricordo quasi tutto: dal video introduttivo, al momento dello scoppio della bomba, ai funerali, fino al breve colloquio di Paolo e suo fratello Giorgio con l’allora Presidente del Consiglio, Mariano Rumor, il quale affermò deciso: “Vi garantisco che a breve i responsabili saranno assicurati alla giustizia”, frase che, letta ai giorni nostri, risulta amaramente ironica. 

La cosa che mi è rimasta più impressa è sicuramente la maniera in cui Paolo è riuscito a creare un momento in cui la testa ed il cuore dei ragazzi, me compreso, fossero contemporaneamente connessi e rivolti ad ogni sua parola. Se durante gli altri incontri, voltandomi a guardare riuscivo a scorgere alcuni coetanei che dormivano, altri che scherzavano tra loro ed altri ancora che guardavano il telefono, questa volta ho notato solo e soltanto sguardi a lui rivolti e lacrime vere. 

Dopo questo incontro ho maturato una maggiore consapevolezza e sensibilità ed ogni volta che sentirò le parole “Piazza Fontana”, tornerò lì, in Aula Magna, il 30 novembre 2024, a riascoltare le accorate e sagge parole di Paolo Silva.” 

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