Abbiamo intervistato Alessandro Magni, studente della 5 C, che con Chiara e Marco, ha vissuto a Lampedusa, approdo di migranti, un’esperienza che ricorderà a lungo.
Perché siete andati a Lampedusa?
Con altri studenti, italiani e non, siamo andati al Lampedusa perché ricorreva il nono anno dal naufragio in cui morirono 368 migranti. Siamo stati invitati da un’associazione che si occupa dei migranti, il “Comitato 3 ottobre”.
Quello che ti hanno raccontato ha cambiato il modo di vedere la “questione migranti”?
Sicuramente le testimonianze che ho ascoltato mi hanno permesso di aprire mente e cuore, perché ci sono cose a cui non si pensa, finché non si vedono e si toccano con mano.
Ti aspettavi qualcosa di diverso a Lampedusa o l’isola era come te la immaginavi?
Mi aspettavo esattamente l’opposto di ciò che ho poi constatato: si dice che a Lampedusa ci siano migranti che camminano in strada, in realtà non sapevamo nemmeno dove fosse dislocato l’hotspot (N.d.R. luogo dove i migranti vengono registrati al loro ingresso nella UE). L’immagine, diffusa dai mass media di una Lampedusa invasa, è falsa.
Come ti sei sentito al racconto del naufragio del 3 ottobre 2013 e delle testimonianze dei migranti?
Avevo i brividi perché c’erano persone che, in quell’occasione, avevano perso più di un figlio. E’ stato toccante sentire le loro testimonianze della strage e prendere atto della loro forza d’animo, considerato che hanno perso tutto. Sono rimasto molto colpito.